"...ti vedo ad ogni occhiata dello specchio
del mio corridoio
mentre metto il cappello
e me l'aggiusto un poco
sulle ventitré..."
(Arnaldo Ederle da "Distanze)
da " Passaggio D'estate" 2003 Zane editrice
PADRE MIO
Padre mio appoggiato
Vicino al muro
Coperto di sole
Tu sei l'immagine
Dell'uomo che aspetta.
Aspetti la pace
Che ti fu negata
Sempre
Prima dalla guerra
Poi dal pensiero
Che io dovevo
Mangiare.
Sorridi allora
Quando mi vedi avvicinare
A te.
Mi vedi già grande
Hai vinto sulla miseria
E gioisci
Quando mi accendi
Una sigaretta("giovanili")
LA CARBONELLA
Se ben ricordo
l'odor della carbonella
rallegrava la
casa e si spandeva dal bacile
di malta fin su i
vasi delle angoliere
Poi tutti
intorno al bacile assaporavamo
il calore che
calmava le mani impietrite
dal freddo. Mio
Padre ringraziava il freddo
quando tornava a
casa con diecimilalire
e poca carbonella
nel carretto.
Ti vedo ancora
Padre felice per quelle lire
in più che
servivano alla nostra vita dignitosa
e per questa vita
respiravi carbonella fino a sera,
ma un po’ di vino
ed una focaccia di patate
ti davano il
sorriso e la forza di scherzare
ancora vicino al
bacile rosseggiante
che ci scaldava e
ci teneva uniti nella sorte.
Se guardo il
cielo di notte vedo ancora
il tuo carretto
che riversa carbonella
in ogni angolo
dell'Infinito. Dopo che hai
scaldato gli
uomini ora so che ti prendi cura
degli immortali e
per questo continuerai
a respirare
carbonella ed a sorridere.
("campiensi")
da " Città fenicie "
MAL D’AFRICA
Per
gamete ho nelle vene
sabbia
di terre promesse.
I tuoi
vent’anni a Cirene
Quarta
Sponda senza lanterne.
Poi con
la divisa nel fango
delle
strade dell’Eritrea
a non
capire per come e quando
un
contadino doveva sparare…
Mal
d’Africa mi sopravvive
ereditata
per legge sconosciuta
di un
vivo sangue che non coagula.
E venti
e lamenti all’unisono
m’assordano
in echi di assilli
sofferenti,
sottofondo inquieto
di una
vergogna che mi sprofonda
per
sembianze d’uomo e dei suoi
vili intendimenti.
E il sangue cola
dall’Atlantico
al Mar Rosso, dalla
Libia al
Ruanda per putrescenza
di un
maleficio d’importazione
(tutto
europeo) che non si ferma!
Tornasti
da Ceylon con timbro
Inglese
e un anello con fior di loto
(che io
ho perduto) con l’incubo di
non
esser tornato vivo da quel suolo
(quante
volte ti sei svegliato tremando
col
grido fanciullo di “mamma”?)
Mal
d’Africa il tuo! Pure il mio
per quel
fetore di massacri che vela
il
Mediterraneo, arriva ad ovest
e non si
ferma! Perché!!!
da "Maestrale ed altri venti" inedito
IL TRANVIERE
Ti promisero tranviere, non sapevano
di Addis Abeba, altro poi hai fatto.
Guarda-mi dicesti- son tutti carciofi
quei pugni fin sotto la serra. E sui pugni
avevano sparato. Mi ricordavi il lutto,
l’occupazione delle terre. Le violenze
dall’Africa alle Macchie. Alla Cupa.
Avresti rivenduto le primizie. Il taschino
mi mostravi sempre sfiorato. Ti tremava
la testa. Dovevo schivarle- mi dicesti.
Non sapevi che ti avevano ingannato
con un’altra patria.
Si passava tra sterrati col motorin-carretta,
i pugni decapitati. Sui sogni attorcigliati
sbavavano lumache. Non ti vollero tranviere,
ma binari erano le tue vene, ricami di sangue
le tue braccia tra la raccolta ed il cantiere:
avrei sognato un abbraccio, non potevi forse
avevi ferite; e con quel tuo fare distratto
dipingevi su tela le nostre vite, poi il tabacco…
(Giancarlo Serafino)